Come viene diagnosticato l’ADHD e quali sono i criteri diagnostici?

La diagnosi dell’ADHD: Un processo clinico dettagliato

L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) non viene diagnosticato con un semplice test di laboratorio o un esame medico. La valutazione si basa su un’analisi approfondita dei sintomi, della loro persistenza nel tempo e dell’impatto che questi hanno sulla vita quotidiana della persona. La diagnosi è un processo clinico che coinvolge diversi strumenti e fonti di informazione, tra cui genitori, insegnanti e professionisti della salute mentale.

Illustrazione di un medico che osserva un cervello a forma di puzzle con una lente d'ingrandimento, simbolo della diagnosi dell'ADHD e del legame con la genetica.

Criteri diagnostici secondo il DSM-5

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) stabilisce criteri specifici per la diagnosi dell’ADHD. Per essere diagnosticato, il soggetto deve presentare almeno sei sintomi di disattenzione o iperattività/impulsività (cinque sintomi negli adulti) che si manifestano in due o più contesti (ad esempio, casa e scuola o lavoro) per almeno sei mesi. Inoltre, i sintomi devono interferire in modo significativo con il funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.

Sintomi di disattenzione

  • Difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti o attività di svago.
  • Facile distraibilità da stimoli esterni.
  • Difficoltà nel seguire istruzioni o completare compiti.
  • Perdita frequente di oggetti necessari per le attività quotidiane.
  • Evitamento o riluttanza verso compiti che richiedono sforzo mentale prolungato.
  • Dimenticanza frequente di attività quotidiane.

Sintomi di iperattività e impulsività

  • Irrequietezza e difficoltà a stare seduti per lunghi periodi.
  • Necessità di muoversi costantemente (correre, arrampicarsi in situazioni inappropriate).
  • Eccessiva loquacità.
  • Risposte impulsive prima che la domanda venga completata.
  • Difficoltà ad aspettare il proprio turno.
  • Interruzione o intrusione nelle conversazioni o nelle attività altrui.

Strumenti utilizzati nella diagnosi

1. Questionari e interviste cliniche

Gli specialisti utilizzano strumenti standardizzati, come il Conners Rating Scale, l’ADHD Rating Scale-IV e l’SNAP-IV, per raccogliere informazioni dai genitori, insegnanti e, se possibile, dall’individuo stesso. Questi questionari misurano la frequenza e l’intensità dei sintomi nei diversi ambienti.

2. Osservazioni comportamentali

Il medico può condurre sessioni di osservazione diretta del comportamento del bambino o dell’adulto in diversi contesti per valutare la presenza e la gravità dei sintomi.

3. Valutazione neuropsicologica

Alcuni specialisti ricorrono a test cognitivi per valutare le funzioni esecutive, la memoria di lavoro e le abilità attentive, al fine di escludere altri disturbi cognitivi o dell’apprendimento.

4. Esclusione di altre condizioni

La diagnosi dell’ADHD deve escludere altre condizioni mediche o psicologiche che potrebbero causare sintomi simili, come ansia, disturbo oppositivo-provocatorio, disturbi dell’umore o problemi di udito e vista.

ADHD nei bambini e negli adulti: Differenze diagnostiche

La diagnosi nei bambini si basa spesso sulle informazioni fornite da genitori e insegnanti, mentre negli adulti vengono esplorate difficoltà vissute nella gestione della vita quotidiana, del lavoro e delle relazioni. Negli adulti, la presenza di sintomi fin dall’infanzia è un criterio essenziale per la diagnosi.

Conclusione

Diagnosticare correttamente l’ADHD è fondamentale per garantire un supporto adeguato e migliorare la qualità della vita della persona. Se sospetti la presenza di ADHD in te stesso o in un familiare, consultare uno specialista è il primo passo per ricevere un’adeguata valutazione e supporto.

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